Amarone della Valpolicella: le 13 cantine storiche non potranno più utilizzare il nome della DOC
Lo scorso 24 ottobre, il Tribunale di Venezia ha dato ragione al Consorzio Vini Valpolicella, circa l’uso della denominazione «DOCG Amarone della Valpolicella» utilizzata dalla società «Famiglie dell’Amarone», contestato dal Consorzio perché “Una denominazione del vino e il suo territorio, compreso il suo nome, sono patrimonio comune di tutti i produttori, anche se non aderiscono al Consorzio di Tutela. Nessun produttore, o nessuna associazione di produttori, possono utilizzare quei valori condivisi in maniera particolare e personale.”
Una sentenza che fa già giurisprudenza nel comparto enologico e vitivinicolo.
Il Consorzio Vini Valpolicella si era costituito parte lesa nei confronti delle Famiglie dell’ Amarone d’Arte, la società costituita dalle tredici etichette storiche della denominazione stessa: Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato.
La sentenza n. 2283 del 24 ottobre 2017, ordina alle Famiglie dell’ Amarone d’Arte di «rimuovere dalla denominazione sociale qualsiasi riferimento totale o parziale al Docg Amarone della Valpolicella, ivi inclusa la parola Amarone.»
Il tribunale ha anche decretato la nullità del relativo marchio italiano, ne ha ordinato la rimozione dalle bottiglie di vino e ha considerato come concorrenza sleale la condotta dei convenuti. Inoltre ha vietato alla società «Famiglie dell’Amarone d’Arte» di svolgere qualsiasi attività promozionale o di includere nelle proprie comunicazioni il nome «Amarone della Valpolicella», nell’indicare un Amarone d’Arte o a qualsiasi altro vino prodotto secondo un disciplinare diverso dal disciplinare di produzione dell’Amarone della Valpolicella e ha ordinato di rimuovere dal sito web il cosiddetto «Manifesto dell’ Amarone d’Arte».