Una targa per la Buchetta del Vino di Palazzo Antinori a Firenze
Il prossimo 13 dicembre, a Firenze, sul muro del Palazzo Antinori che dà su Via del Trebbio che ne ospita una, verrà inaugurata la prima targa segnaletica di una cosiddetta «Buchetta del Vino».
A Firenze è stato infatti svolto il primo censimento delle «Buchette del Vino», quelle aperture, cioè, poste sul fianco dei palazzi nobiliari, lungo la strada, da cui un tempo e per oltre tre secoli, è stato possibile per i passanti acquistare e consumare un bicchiere – o una bottiglia – di vino.
Il censimento, a cura dell’associazione “Buchette del Vino” e del suo presidente – Matteo faglia – ha catalogato circa 170 buchette nel solo territorio Fiorentino e ha, successivamente, interessato altre località toscane dove cono state censite e catalogate oltre 70 buchette in ben 28 diversi luoghi.
L’associazione, inoltre, ha anche raccolto le testimonianze scritte di poeti e scrittori famosi che, nel corso dei secoli, si sono avvicendati in visita alla città di Firenze, scrivendo e descrivendo degli usi e dei consumi dei cittadini circa il vino e le singolari modalità d’acquisto offerte dalle buchette. Tra questi Gabriele d’Annunzio e Giuseppe Gioacchino Belli.
Storia
Le cosiddette «Buchette del Vino», sono delle curiose aperture poste lungo le mura esterne di numerosi palazzi nobiliari di Firenze. Venivano utilizzate, fin dal XVII secolo, per la vendita del vino prodotto nelle tenute, direttamente nella strada adiacente.
Si trattò di un tentativo dell’aristocrazia di frenare il declino del valore della proprietà terriera, rivolgendo le proprie attenzioni ai mercati che garantivano rendite più stabili, come le attività di produzione agricola e quella della viticoltura e della produzione di vino.
Le «Buchette del Vino» consentivano di offrire ai clienti, direttamente in strada, il vino in mescita, garantendo loro, al contempo, riservatezza e discrezione. Ciò, per usare un termine moderno, “accorciava la filiera”, garantiva, cioè, da un lato, un prodotto migliore con minor rischio che fosse annacquato o “infinocchiato” e, dall’altro, evitando l’intermediazione dell’oste, anche prezzi più bassi. Dall’alto numero di buchette censite, si intuisce che la vendita del vino in strada – riservata unicamente alle tenute e ai palazzi nobiliari – godeva della preferenza di una clientela molto vasta.
Oltre all’aspetto puramente commerciale della buchetta, un uso collaterale di essa riguardava la beneficenza, poiché, analogamente a quanto accade tutt’oggi nei bar centro di Napoli con il «Caffè Sospeso», nel vano della buchetta venivano spesso lasciati cibi e bevande riservati – a titolo gratuito – ai passanti affamati, assetati e, evidentemente, più bisognosi.
La buchetta – quasi sempre ampia lo spazio necessario al passaggio di una singola bottiglia – era, solitamente, posta a livello della strada in corrispondenza dei locali celle cantine del palazzo, da cui gli addetti si occupavano del commercio al minuto del vino. Disegno decorazioni e dettagli architettonici delle buchette ne facevano spesso oggetti di pregio, tanto da conferire loro l’appellativo di «Tabernacoli del Vino».
Diverse «Buchette del Vino» risultano attualmente chiuse e murate, mentre diverse altre si sono ottimamente conservate e sono visibili lungo le vie del centro di Firenze, alcune recano perfino targhe o lapidi con gli orari di apertura al pubblico.
Due delle buchette in miglior stato di conservazione si trovano in via del Giglio e in via del Sole.