Vino novello? Un elettroshock e diventa subito d’annata
La notizia non è di questi giorni, ma vale la pena ritornare su questo annoso problema e cercare di non lasciarsi “infinocchiare“.
Si tratta di un’invenzione che potrebbe favorire nuove truffe commerciali e permettere l’immissione sul mercato prodotti scadenti, spacciati per buoni e senza reali garanzie circa gli effetti sulla salute dei consumatori.
Qualche anno fa, in Cina, è stato sperimentato con successo un processo industriale che permette di “invecchiare” (le virgolette sono d’obbligo) un vino giovane in pochi minuti.
Sebbene, tradizionalmente, gli straordinari vini rossi della Penisola vengono invecchiati per molti anni (anche 20 e più) per raggiungere il proprio grado di gusto e di qualità, adesso il gusto bilanciato e armonioso e il profumo di un importante Cabernet Sauvignon, possono essere ottenuti con un trattamento a base di… corrente elettrica.
L’equipe universitaria di Guangzhou, nella Cina Meridionale, ha immesso il vino ancora grezzo – tre campioni diversi di Cabernet Sauvignon – in un contenitore alle cui estremità sono collegati due elettrodi in titanio e hanno fornito una corrente alternata ad alto voltaggio agli elettrodi.
Il test è stato svolto con diverse tensioni e diverse frequenze, ma il miglior risultato è stato ottenuto con tre minuti a 600 volt, risultando in un vino bilanciato e aronioso, con profumo di vino d’annata e con ancora l’aroma di Cabernet-Sauvignon.
P.S. Sapete perché si dice “infinocchiare“?
Il finocchio è una radice fortemente aromatica, al punto da essere in grado di “ingannare” il palato (gusto e olfatto insieme) e cambiare il modo in cui percepiamo il gusto degli altri cibi.
L’aroma potente del finocchio crudo riesce anche a coprire il gusto cattivo del vino scadente e, perfino di quello “spuntato” o “spunto” o che sa di aceto, insomma.
Nelle vecchie osterie che avevano in cantina del vino rancido – di cui non volevano rinunciare alla vendita – gli osti disonesti lo servivano accompagnato a piccoli bocconi di finocchio. Chi ne mangiava e poi beveva il vino cattivo, non si accorgeva del gusto acetoso e pagava contento il conto.
Ma restava anche “infinocchiato”.