
Vino rosato: interesse e vendite in crescita al Roséxpo
Ne avevamo parlato nel post su Lidia Bastianich e Le Donne del vino: il vino rosato non è più un “vino da donne”, ma un vino con pari dignità dei “fratelli maggiori”, bianchi e rossi.
L’ulteriore conferma, semmai ve ne fosse stato bisogno, è emersa durante i lavori della quarta edizione del Roséxpo, il Salone Internazionale dei Vini Rosati, dove è stata presentata una ricerca di Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma – fondazione Bolognese per gli studi economici – sul mercato del vino, “nato e pensato per supportare le imprese e le istituzioni della filiera vitivinicola italiana“.
Dai dati della ricerca emerge che – nel mondo – sono donne le consumatrici più assidue del vino rosato. L’osservatorio di Tannico, lo store online di prodotti vitivinicoli, offre qualche numero sul mercato italiano: in testa i vini rosati provenzali, seguiti dai pugliesi, dai siciliani, dagli abruzzesi, i sardi e gli altoatesini; in coda i vini rosati lombardi, toscani e campani. Più gettonati dalle fasce d’età matura, meno in quelle giovanili.
Diversa la situazione in ambito ristorativo, dove il vino rosato fatica ad affermarsi, nonostante una naturale vocazione per i piatti a prevalente componente di mare.
Il problema, secondo il prof. Russo dello IULM di Milano, risiede nell’errata comunicazione – leggi: “marketing” – relativa a questi vini di assoluta dignità e valore. Va – secondo Russo – ricostruita una sorta di percorso d’acquisto emozionale, che ne faciliti, come per gli altri vini, l’acquisto.